
Ci siamo. Sarà una serata da Juve e devo e voglio viverla, come sempre, al Club. Dopo una giornata di lavoro trascorsa fuori sede a centinaia di chilometri di distanza, arrivo molto carico ma in leggero ritardo e, una volta aperto il portoncino della sede, con grande emozione e piacere, sento il boato dei miei soci e capisco che è arrivato, come tutti noi tanto speravamo, già nei primissimi minuti, il nostro auspicato vantaggio.
Salgo le scale di corsa, batto il cinque ad alcuni amici e mi godo il replay del cross al bacio di Khedira e dell’implacabile zuccata di Mandzukic (quello dei gol nelle gare importanti). A questo punto, mi siedo al mio solito posto, praticamente dentro al maxischermo del Club, espleto le consuete formalità scaramantiche con i miei vicini compagni di battaglia (cui offro sempre delle chewingam) e comincio, come al solito, a vivere intensamente (praticamente giocando pure io) la partita con l’immancabile adrenalina ed il tradizionale (e forse esagerato) trasporto emotivo.
Si respira l’aria delle grandi imprese. Abbiamo tutti lo sguardo giusto. Comincia il turbinio di sensazioni vissute in apnea. Subito Higuain e di nuovo Marione sfiorano il raddoppio. Douglas Costa è imprendibile e li fa impazzire. A centrocampo, con Pjanic, Khedira e Matuidi, pressiamo e giochiamo. Ci siamo. Siamo in grado di fare la voce grossa al Bernabeu. In difesa, quando attaccano loro (che non sono il supponente ed inconcludente Barcellona della serata precedente ma un comunque temibile Real che gioca in casa), li fermiamo con i prodigiosi salvataggi del concentrato e roccioso Chiello e le chiusure dell’attento Benatia (che, come Miralem, ci era molto mancato all’andata). Capitan Gigi Buffon è in una delle sue storiche serate in cui prende tutto e fornisce grinta e sicurezza ai compagni.
Insomma, è vera Juve. Ad un certo punto, tra urla, applausi, arrabbiature nei confronti dei provocatori tuffatori madrileni non ammoniti e, come sempre, uno scambio di continue impressioni (quasi provando a guidare i nostri giocatori) con il mio Juventinissimo e competente vicino di postazione, penso e dico a lui che, visto che il primo non l’ho visto in diretta, voglio che il nostro MM17 realizzi un’altra rete.
Ebbene, passano pochi minuti e, su un assist perfetto dell’inossidabile trenino svizzero Licht (entrato al posto dell’infortunato De Sciglio), il nostro amato Guerriero croato la infila poderosamente e prepotentemente tra palo e portiere. Si esulta di nuovo. Esplode tutto. Ci si abbraccia tutti come accade ogni volta che la nostra Juve va in gol.
Si continuano a sentire, provando irrefrenabili brividi, i cori dei nostri a dir poco encomiabili e commoventi amici presenti lì a Madrid per spingere i nostri ragazzi verso il miracolo calcistico. In casa giochiamo praticamente noi. Si soffre, si grida e si combatte ancora insieme ai nostri Campioni fino al fischio dell’arbitro che sancisce la fine della prima frazione di gioco. A questo punto, naturalmente, vogliamo tutti che l’intervallo si concluda subito. Io scambio solo qualche parola con qualcuno. Sono più silenzioso del solito e mi isolo passeggiando nervosamente fino a quando siamo fortunatamente di nuovo pronti a ripartire.
Si teme una nuova Cardiff con un secondo tempo timoroso ma, dopo un po’, si riprende a stare benissimo in gara e ad essere pericolosi creando i presupposti per continuare ad inseguire l’impresa. Come al solito, in mezzo a tutto quanto detto prima (grida, arrabbiature, applausi), mentre apprezzo sempre con l’esperto amico e socio schierato al suo posto, alla mia destra, il determinante apporto che sta dando lo stantuffo Matuidi in termini di sostanza, quantità e recupero di palloni, ecco che, in serata da improvvistato indovino (spesso, però, certe sensazioni si avvertono), gli dico che da Blaise mi aspetto (come dicevo da mesi riferendomi però ad un’eventuale finale a Kiev) un gol.
Ebbene, passano incredibilmente di nuovo solo pochi minuti ed il nostro generoso e combattivo numero 14 approfitta dell’errore del portiere avversario e fa rotolare lentamente e magicamente, in qualche modo, la palla in fondo al sacco. Questa volta gli abbracci e l’esplosione sono ovviamente ancora più forti. Ci invitiamo a stare calmi perché la gara è ancora lunga e quella coppaccia è maledetta.
Adesso, purtroppo, però, sbaglio il pronostico. Dico che manca il gol del Pipita. Gonzalo, in effetti, scaglia un buon tiro che tuttavia, non essendo angolatissimo, viene parato. Sale sempre di più la tensione. Il cuore batte sempre più forte. Ci siamo. Si entra nella fase decisiva. Zidane si è già giocato i cambi mentre Allegri, secondo me giustamente, vedendo che la Squadra tiene bene il campo e che, nonostante qualcuno sia stanco, tutti danno perfettamente il loro contributo, preferisce non sconvolgere le cose per poi colpire i più provati avversari nei possibili tempi supplementari. Si soffre. Si attacca. Ci si difende. Si gestisce la palla. Si lotta. Ci si tuffa insieme a Buffon.
Manca sempre meno e la capacità di stare fermi si azzera del tutto. Si continua a tifare e palpitare insieme agli eroi (quelli sul rettangolo di gioco e quelli del settore ospiti). Pochi pochi minuti ci separano dal 90°. Viene indicato il recupero. Non deve finire con l’ennesima beffa. Sarebbe il massimo fare il quarto gol ma andrebbe benissimo anche andare ai supplementari. Lo meriteremmo. Mancano trenta secondi. Il resto non mi piace nemmeno raccontarlo.
Non è per niente giusto. Ancora una volta, questa infame orecchiuta dimostra di non essere lei degna di noi. Sono idealmente al fianco di Gigi e degli altri. Tra andata e ritorno, considerando anche tutti gli episodi, la grandissima Squadra che avrebbe meritato di andare in semifinale non era quella che ha vinto le ultime tre Champions su quattro ma quella che l’ha battuta di nuovo al Bernabeu realizzando, con una rimonta a dir poco fantascientifica, un qualcosa di mitologico.
Ancora una volta, in pratica, si conferma quello che ho sempre detto riguardo alla beffarda Champions ed al fatto che, nel corso di questo torneo, a differenza di quanto accade in Campionato (in cui alla distanza vince il più forte), certi episodi incidono troppo e risultano irrimediabilmente decisivi. Al fischio finale, quindi, scrivo qualche post su facebook per manifestare la mia gratitudine nei confronti dei nostri stoici Campioni e per esaltare la mia sempre più infinita fierezza che scaturisce dal tifo per questa favolosa Squadra.
Nel frattempo, mentre mi appresto ad andare, con a dir poco scarso appetito, in pizzeria con alcuni miei altrettanto provati ed incazzati soci, rifletto anche sul fatto che, nel pomeriggio, da non scommettitore, avevo voluto questa volta puntare (credendo da sempre nella rimonta impossibile), 10 euro sullo 0-3. Con quei 500 euro che l’indecente e per niente saggio (per non dire altro) arbitro ha deciso di togliermi insieme al prestigioso obiettivo qualificazione (cosa ben più importante), avrei voluto pagare una parte della mia eventuale trasferta a Kiev. Pazienza.
Torno a pensare a quanto successo e, ascoltando il nostro Presidente, il Capitano ed il Mister e rivedendo le immagini, continuo comunque a provare rabbia ed orgoglio smisurati. La notte insonne passata sui social con l’adrenalina ancora in corpo non cancella nulla.
Adesso, onorato di tifare per la gloriosa Vecchia Signora (che lotta, anno dopo anno, da protagonista, per vincere) e di non essere come tutti i patetici e frustrati perdenti antijuventini, ossia quei guardoni impotenti congelati immancabilmente laggiù in classifica in Campionato e costretti a gufarci in Coppa per provare a lenire le loro settimanali sofferenze calcistiche , penso già a provare a conquistare l’epico settimo Scudetto consecutivo (e magari anche la ciliegina costituita dalla quarta Coppa Italia di seguito).
Penso già a vivere, come ogni volta, come ho raccontato prima, con la stessa sfrenata passione e la solita folle partecipazione emotiva, come se giocassi io e come sono certo che fanno tutti i veri tifosi ogni settimana, gara dopo gara, la partita di domenica contro la Sampdoria e tutte quelle successive. Per continuare a gioire e godere immensamente come siamo ben abituati a fare. Per massacrare ancora direttamente (dal punto di vista calcistico), come da tradizione, chi ci invidia ed odia mentre noi scriviamo, a suon di fantastici record, continue e sublimi pagine di Storia. Uniti e fieri. Fino alla fine.
Sempre più orgogliosamente forza Le6gendaria Juventus.